Leo, cagnolino senza amici

I libri consigliati dal cagnolino Leo

Questo è un racconto a cui sono particolarmente legata … Spero vi piaccia..

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Conosciamo Leo, cagnolino senza amici…

Un giorno di febbraio, tornando da scuola, i bambini della casa gialla trovarono una bellissima sorpresa: la loro cagnolina Margherita aveva avuto un cucciolo. Era piccolissimo, con il musetto tondo e gli occhietti neri e dolci, il suo colore ricordava quello della sabbia baciata dal sole d’estate. Il cucciolo sembrava un piccolo leoncino e, per questo, i bambini della casa gialla decisero di chiamarlo Leo.

Aveva solo una stranezza, invece della coda era nato con un piccolo codino che si muoveva e girava quando era felice o impaziente.

In poco tempo Leo crebbe grazie al latte della sua mamma e cominciò a reggersi sulle sue corte zampette e ad esplorare il giardino della casa. Si aggirava curioso annusando qua e là alla ricerca di sempre nuovi odori e piccoli animaletti con cui giocare. La sua mamma lo guardava da lontano, pronta a intervenire in caso di pericolo e quando i bambini tornavano da scuola, lo coccolavano a lungo e giocavano con lui prima di dedicarsi ai loro compiti.

Al piccolo Leo però, queste attenzioni non bastavano perché voleva trovare dei cagnolini che, come lui, fossero interessati a correre tra i prati, andare a caccia di lucertole e stare sdraiati al sole a guardare le macchine che passavano per strada.

Nelle case del vicinato c’erano altri cani e Leo aveva cercato di fare amicizia, ma questi che erano già in gruppo, non lo volevano. Giocavano tra loro e quando Leo si avvicinava, gli mostravano i denti, ringhiavano, poi lo deridevano per il suo piccolo codino e alla fine si allontanavano in fretta. Gli avevano anche dato un soprannome: “Tronchetto”

Il cucciolo si sentiva molto triste, non capiva perché gli altri cani lo trattassero male e non lo includessero nei loro giochi. Lui sapeva di non aver fatto niente di male, forse aveva un carattere un po’ esuberante, è vero anche che aveva sempre voglia di giocare e di correre ma questo accadeva perché era giovane e pieno di vita e poi era sicuro che si sarebbe adattato benissimo al gruppo. E allora perché non lo volevano?

Un giorno, mentre se ne stava mogio mogio con il musetto appoggiato a terra e gli occhioni tristi, la mamma gli si avvicinò e cominciò a leccarlo come faceva di solito per pulirlo e fargli le coccole. Poi gli chiese il motivo della sua tristezza e Leo rispose che gli altri cani non lo volevano e anzi, lo deridevano. Lui voleva solo appartenere al gruppo ed essere come gli altri. La mamma allora con voce dolce gli rispose: “Figlio mio, appartenere al gruppo è molto bello perché ti fa sentire protetto ma non vuol dire sentirsi apprezzati. Pensa a quante belle cose puoi fare proprio perché sei solo e hai la possibilità di scegliere in autonomia quello che più ti piace senza doverti adattare ai bisogni degli altri. Loro ti rifiutano perché sei diverso ma questo non vuol dire che tu sia peggio di loro, anzi. Presto arriverà un cagnolino o una cagnolina che sapranno apprezzare la tua vicinanza e la tua amicizia e allora sarete amici per sempre e giocherete insieme e imparerete a conoscere i reciproci pregi e difetti. Non devi mai sentirti inferiore agli altri, ognuno è perfetto a modo suo pur nella sua diversità.

La mamma aveva ragione perché qualche mese dopo nella casa accanto alla sua, arrivò un bellissimo cucciolo di Labrador che venne chiamato Luna. Luna si sentiva spaesata perché era abituata a vivere con i suoi fratelli e sorelle nell’ allevamento dove era nata e improvvisamente era stata catapultata in un ambiente nuovo e senza la compagnia di suoi simili. Un giorno mentre si aggirava spaurita vicino alla rete che divideva le due case, vide Leo che scavava una buca in giardino e poi vi deponeva un biscotto. Quando ebbe ricoperto la buca con terra e sassi, Leo alzò gli occhi e incrociò lo sguardo curioso di Luna, allora le si avvicinò scodinzolando. I due cagnolini si annusarono a vicenda, finché Leo si decise e le  rivolse la parola: “Ciao, io mi chiamo Leo, tu chi sei?” e lei rispose “Io sono Luna, sono appena arrivata. Non conosco nessuno qui e mi mancano i miei fratelli e sorelle. Sono tanto triste e mi sento sola”. “Non preoccuparti – le rispose Leo -se vuoi possiamo giocare insieme, se non ti fa problemi vedere la mia coda corta e brutta”. “Perché dici che è brutta – disse Luna – è carina e molto divertente. Io cerco un amico vero e sincero, con cui giocare e passare le giornate. Non mi importa l’aspetto fisico ma la nobiltà d’animo e si vede che tu, caro Leo, sei tanto buono”.

Da quel giorno Leo e Luna giocarono sempre insieme, tanto che il papà dei bambini della casa gialla decise di tagliare un pezzo di rete per permettere ai due cani di passare da una casa all’altra senza problemi. Qualche tempo dopo, arrivò anche Mina, una piccola Jack Russel timida e impacciata che si unì a loro nelle scorribande quotidiane.

La vita dei tre cani fu lunga e felice, giocavano e si rispettavano tra loro e i rispettivi padroni li amavano e trattavano con infinito affetto. Gli occhi di Leo non furono più tristi perché, anche se avrebbe dovuto convivere con la sua coda corta, non si sentiva più inferiore agli altri cani ma semplicemente diverso, di una diversità che ai suoi amici piaceva. Aveva infatti capito che gli amici veri ti amano per quello che sei e tutto il resto non conta.

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