Il mio ultimo anno a New York
Poche settimane fa ho letto in pochissime ore un libro che mi ha colpito dalla prima all’ultima parola “Il mio ultimo anno a New York” di Annalisa Menin e Susanna De Ciechi.
Come già detto, seguivo il blog da qualche tempo e sono rimasta conquistata da Annalisa durante la presentazione del libro nel suo paese natìo, tra l’altro a pochi passi dal mio, Camponogara in provincia di Venezia.
Non ho potuto fare a meno di chiederLe un’intervista che lei, molto gentilmente, mi ha concesso.
Conosciamo quindi meglio Annalisa Menin e approfondiamo insieme alcuni aspetti del libro “Il mio ultimo anno a NY”. Se ti sei perso la recensione, eccola qui.
L’intervista
-
Come è nata l’idea del blog?
Nella mia testa già da un po’ di tempo frullava l’idea di scrivere un libro che raccontasse la mia storia e, ovviamente, quella del grande amore che mi lega a Marco e alla mia città, New York. Ho iniziato cosi con il blog, parlando in prima persona della mia esperienza come italiana immigrata a New York. In quel momento dovevo decidere se rimanere in quella che era diventata la mia città, oppure cambiare aria. Al motto “Should I stay or should I go?” è partita l’avventura. Intanto, con l’aiuto di Susanna de Ciechi, è iniziata la stesura del libro.
-
Come mai il tuo blog ha avuto tutto questo successo?
Il mio blog è nato a gennaio 2016 e fino a marzo/aprile del 2017 era molto piccolo perché io lavoravo full time e il tempo da dedicargli era poco. Il punto di svolta è arrivato quando mi sono licenziata per seguire a tempo pieno il progetto che avevo ideato: blog, libro e charity. Avere un blog e seguirlo è un lavoro vero e richiede molto tempo perché bisogna pubblicare quotidianamente, rispondere in prima persona e mantenere con le persone il rapporto più umano possibile.
-
Nel tuo blog scrivi in italiano o in inglese?
C’è stato un periodo in cui pubblicavo in entrambe le lingue, poi sono passata solo all’italiano perché la maggior parte delle persone che mi segue vive in Italia o sono italiani trasferiti all’estero. Per Facebook è più semplice, perché c’è un’apposita funzione che traduce ogni post.
-
Perché hai deciso di scrive un libro?
Il libro è il mio ultimo regalo a Marco, per ricordarlo e farlo conoscere al pubblico per quello che era e perché la nostra bellissima storia d’amore non venga dimenticata.
-
Perché, visto che nel libro viene raccontata quasi interamente la tua storia, hai cambiato il tuo nome (Anna invece che Annalisa)?
Tutti mi chiamano Anna, sinceramente anche a me piace di più e poi Marco mi chiamava così, quindi dare questo nome alla protagonista del libro è stato una scelta naturale e dettata dall’affetto.
-
Sei cosciente delle emozioni che trasmette il tuo libro?
Si, quando ho iniziato la mia avventura, prima blog e poi libro, ho visto le reazioni che scaturivano le mie parole nelle persone tranne i messaggi su Facebook, sul blog e dalle mail che mi arrivavano privatamente.
A mio parere le persone hanno molto bisogno di condividere le proprie emozioni. Mi contattano sia persone che, come me, hanno subito un grande lutto, sia persone che hanno da poco chiuso una storia importante e si trovavano ad affrontare un vuoto affettivo, sotto sotto una perdita anche quella. E poi tanti ragazzi indecisi sul futuro, e le loro mamme. Io mi sento molto vicina a tutti loro, sia quelli che hanno avuto una grave perdita, sia coloro che si trovano in un periodo di grande confusione alla fine di un percorso scolastico. E’ proprio questo uno dei motivi che mi ha spinto ad andare a parlare nelle scuole per raccontare la mia vita e le mie scelte. Posso dire che la parte più bella delle presentazioni del mio libro è quella di conoscere personalmente alcune delle persone che mi hanno contattata preventivamente, è un immenso piacere scambiare con loro qualche parola.
-
Ti senti più italiana o più newyorkese?
Ti risponderei “italiana” perché sono nata italiana e lo sarò sempre; tra l’altro mi piace molto l’Italia, non credo esistano altri posti uguali per la cucina, l’arte e la storia. In tutta sincerità, però, mi sento più che altro una “cittadina del Mondo” perché dall’età di 16 anni giro il Mondo, prima sono stata in Cile per 6 mesi e poi ho soggiornato e visitato tante altre nazioni.
-
Torneresti a vivere in Italia?
In questo momento no. Vivendo in un altro sistema è naturale pensare e vedere le differenze che ci sono tra Stati Uniti e Bel Paese. Di là vige la meritocrazia che in Italia manca nella gran parte dei casi, se tornassi dovrei chiudere gli occhi su un bel po’ di cose e, sinceramente, non fa parte del mio carattere. Forse tornerò in Italia quando avrò un progetto concreto, chissà…
-
Perché un libro bellissimo come il tuo, seguito e apprezzato da migliaia di persone, non trova una Casa Editrice?
Il libro è auto pubblicato e, attualmente ha venduto più di 1700 copie, un ottimo numero se si pensa che in Italia il 70/80% dei libri pubblicati vende meno di 1000 copie. Il 100% del venduto va in beneficenza alla fondazione che è nata in memoria di Marco; io credo profondamente in questo progetto e lo considero un regalo che faccio a lui e in nome suo.
La Fondazione è nata nel 2013 e dapprima raccoglieva i fondi da destinare alla ricerca sul cancro, nel 2015 poi, ho deciso di cambiare direzione e, forte dell’esperienza mia e di Marco, ho deciso di aiutare i ragazzi a fare uno stage all’estero. Un ragazzo all’anno iscritto all’Università di Ancora, ottiene l’opportunità di fare uno stage di 6 mesi (più altri 6 rinnovabili) presso il dipartimento di Finanza di Valentino (dove io e Marco abbiamo iniziato e ci siamo conosciuti). Uno stagista costa circa 6000 dollari all’anno, noi paghiamo il Visto e diamo un rimborso spese mensili che viene poi integrato dall’Università.
Non so perché nessuna Casa Editrice abbia ancora abbracciato questo progetto; vivendo a New York per me è difficile distribuire il libro e organizzare le presentazioni. Ovviamente se ci fosse una Casa Editrice a monte, sarebbe più facile creare una rete di marketing in Italia. Io continuo a promuovere il mio progetto e ad aspettare che qualcuno si faccia vivo, vedremo…
Il mio ringraziamento ad Annalisa
Io ringrazio con tutto il cuore Annalisa per avermi concesso quest’intervista ma ancora di più per avere regalato a me, e a tutti quelli che seguono il suo blog e hanno letto il suo libro, delle emozioni veramente uniche.
La sua storia e il coraggio con cui ha vissuto la vita e ha affrontato l’immane tragedia che ha colpito lei e il marito, serva a tutti noi da sprono per vivere sempre al meglio, inseguire i nostri sogni e affrontare le difficoltà a testa alta.
La storia di Annalisa e Marco mi ricorda la leggenda del “bocolo di Venezia” che anch’io, da buona veneziana, conosco perfettamente e amo. L’amore profondo che unisce due anime gemelle è un legame indissolubile che va oltre la morte e, quando il destino decide diversamente, si accetta ma non si spezza.
One comment:
[…] Adoro questo libro, credo sia uno dei più belli che ho letto nel 2018! Ho avuto la fortuna di conoscere la sua autrice che gentilmente mi ha rilasciato un’intervista. […]