Per chi suona la campana: il VIB del mese

Per chi suona la campana: perché questo libro?

Ho appena finito di leggere “Per chi suona la campana” di Ernest Hemingway giusto in tempo perché questo romanzo, considerato dai più uno dei veri capolavori della letteratura di tutti i tempi, diventi il V.I.B. del mese.

Perché ho scelto proprio questo libro? Come tutti i grandi amori è successo un po’ per caso, da grande appassionata di storia quale sono, stavo raccogliendo delle informazioni sulla Grande Guerra e mi sono imbattuta nel nome di questo famoso scrittore statunitense che conoscevo dai tempi delle superiori e che era stato del tutto dimenticato nel periodo dell’Università finendo, ahimè, in un piccolo angolino del mio cervello.

Nell’apprendere che proprio il grande Hemingway aveva combattuto a qualche decina di chilometri da casa mia, si è risvegliata la curiosità di riprenderlo e conoscerlo meglio. In biblioteca non avevano “Addio alle armi” che era la mia prima scelta essendo ambientato proprio nel periodo storico che stavo studiando, quindi ho dirottato su “Per chi suona la campana”… caspita se mi è andata bene, ho fatto bingo!!!

Conosciamo l’autore del libro Per chi suona la campana…

Quando tratto di autori famosi, cerco di evitare di scrivere la biografia nei dettagli perché i più la conosceranno e gli altri possono benissimo andare su Wikipedia e avere una panoramica più completa di quella che potrei dare io. Di Hemingway posso solo dire che, a mio parere, fu un uomo molto fortunato perché  riuscì a rendersi immortale grazie alle opere stupende da lui scritte. Punto. Tutto il resto, per me, è storia ed è vita.

Dopo aver intrapreso la carriera giornalistica molto giovane nel suo Paese, sulla scia dell’entusiasmo che si scatenò negli Stati Uniti per la Prima Guerra Mondiale, si arruolò come volontario nei servizi di autoambulanze vivendo a stretto contatto con i militari impiegati nelle trincee della provincia di Treviso. Ferito, venne curato a Milano e poi rispedito al fronte. Al termine della guerra che segnerà per sempre il suo animo, riprenderà la sua attività di giornalista per poi tornare nel Vecchio Continente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale come corrispondente. Ritornato in Patria continuerà a scrivere e pubblicare i suoi romanzi che gli varranno il Premio Pulitzer nel 1953 e l’anno successivo il premio Nobel per la letteratura. Nonostante la sua fortuna, la fama, l’amore della moglie e la vicinanza degli amici, lo scrittore cadde in una depressione nervosa che lo portò, nel 1961, al suicidio.

Finalmente passiamo al libro…

Finiti i convenevoli, (non me ne vogliano gli amanti delle biografie ma chi sono io per scontrarmi con Wikipedia?!) passiamo finalmente a parlare del libro. Come già accennato, questo capolavoro mi ha colpita particolarmente anche se, devo ammetterlo, ci ho messo un pochino a ingranare. A mio parere qualche sforbiciata qua e là avrebbe potuto alleggerire la prosa che in certi tratti è davvero molto pesante (non siamo ai livelli di Tolstoj, non vi spaventate!)

Il libro è ambientato in Spagna durante la Seconda Guerra Mondiale, lo statunitense Robert Jordan, insegnante di spagnolo unitosi ai partigiani, viene inviato presso una banda nascosta tra le montagne per svolgere una missione molto importante: far saltare un ponte considerato di vitale importanza. Dopo aver raggiunto il gruppo, Robert visto da alcuni come un intruso e da altri con reverenziale rispetto, comincia a progettare la missione, visitando il luogo in cui si svolgeranno i fatti, prendendo le opportune misure e controindicazioni e cercando il modo migliore per fuggire a cose fatte. A rendere il tutto più difficile interviene  Pablo, il capo della banda ridotto temporaneamente in secondo piano dalla moglie Pilar,  e, in secondo luogo l’amore scoppiato improvvisamente e inaspettatamente con Maria, una giovane scappata da un disastro ferroviario aiutata dalla banda e poi inglobata in essa. (Ma può davvero scoppiare un amore così vero e profondo in poche ore?!?)

Il racconto, ricco di flashback a volte particolarmente intensi ed emozionanti  altri al contrario particolarmente lunghi e ridondanti, si svolge in pochi giorni dall’arrivo di Robert, l’Inglés, al momento della missione. In questo breve lasso di tempo il protagonista ripensa alla sua vita e ai suoi affetti, riflette sulla sua scelta di rischiare la vita per una causa che ha fatto sua e si congeda dalla vita non sapendo cosa gli succederà.

Arriva il giorno dell’offensiva, tutti i componenti della banda partecipano attivamente secondo gli ordini ricevuti.… e qui mi fermo per non rovinare il finale. Il ponte verrà fatto saltare? Riusciranno i protagonisti a scappare?

Finale inaspettato…

Ovviamente qui non posso continuare per non svelare il finale ma vi posso assicurare che proprio non mi aspettavo una conclusione del genere, voto 10 al genio dello scrittore che ha colpito nel segno e dato la giusta emozione alla situazione venutasi a creare.

“Io non voglio cambiare. E’ meglio essere uno solo, e ognuno è quello che é…”


E voi l’avete letto? Che ne pensate? Lasciate i vostri commenti e ci confronteremo volentieri….

 

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