“L’amante giapponese” troppo a lungo trascurato…
Mi è sempre piaciuta la scrittrice sudamericana Isabel Allende, con qualche eccezione a dir la verità: non mi ha entusiasmato “Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci” né tantomeno “Eva Luna racconta” che ho trovato un esperimento commerciale e troppo scontato.
Ho invece adorato “Paula” che per me è uno dei libri più belli ed emozionanti mai scritti e mi è piaciuto particolarmente “Zorro. L’inizio della leggenda” anche se mi ero avvicinata a questo libro con molto scetticismo.
Da un po’ di tempo adocchiavo “L’amante giapponese” ma, per un motivo o per l’altro, non riuscivo a farlo entrare nelle mie priorità; restava sempre tra i “da leggere” e poi veniva sempre sorpassato da qualche titolo più urgente o che mi intrigava maggiormente.
Poi eccolo qua il momento buono, quello dove ti serve un libro che ti accompagni durante qualche ora di lunga attesa. Cosa c’è di meglio di una scrittrice brava, piacevole da leggere e con ottime prospettive?
Di cosa parla “L’amante giapponese”?
Partiamo dal presupposto che il titolo mi aveva ingannata: non so perché ma credevo fosse qualcosa di simile a “Memorie di una Geisha”. La storia invece è assolutamente diversa e l’amante in questione si rivela un uomo nippoamericano di seconda generazione.
Come da sua abitudine (chi conosce l’Allende non potrà stupirsi dello standard adottato), la bravissima scrittrice parla della storia di una famiglia, i Belasco, per tre generazioni. La protagonista però è Alma Mendel, bambina ebrea polacca che i genitori affidano agli zii americani, i Belasco appunto, per proteggerla dall’Olocausto che divampava in Europa negli anni Quaranta. Alma, si affeziona agli zii e al cugino e comincia la sua nuova vita nel lusso della casa di San Francisco, trascorrendo le giornate a giocare con il cugino Nathaniel e il figlio del giardiniere giapponese Ichimei.
Nonostante la giovane età, la ragazza capisce che Ichimei è il grande amore della sua vita e, nonostante la lontananza forzata che dovranno affrontare in più tappe della loro lunga vita, continueranno ad amarsi, a cercarsi e a incontrarsi quando possibile.
Purtroppo, o per fortuna, la vita riserverà ai due amanti una strada parallela: la società dell’epoca non avrebbe mai accettato un matrimonio tra razze diverse e quindi, pur continuando a vedersi, Alma e Ichimei sposeranno qualcuno di più “adatto” a loro.
Nel corso della pagine, l’Allende ci accompagna a conoscere la storia di Alma fino alla sua scomparsa: conosceremo i suoi segreti, i suoi amori, il suo lavoro e i suoi pensieri più nascosti.
Personalmente non mi è piaciuto particolarmente il “trucco” usato dalla scrittrice di scavare nella vita della protagonista grazie alle investigazioni del nipote Seth e della sua assistente Irina.
Avrei preferito una confessione dell’anziana signora piuttosto che un’invasione della sua privacy ma, ripeto, questo è un mio parere.
Nel complesso il libro è molto piacevole, scorrevole e la storia è molto intrigante. Lo consiglio vivamente come lettura soft, di compagnia, a cui dedicare qualche ora piacevole. L’Allende continua a rivelarsi una delle scrittrici contemporanee più amate dai lettori.
Lo sapevate che nel 2014 il Presidente Obama le ha conferito la “Medaglia presidenziale della libertà”? Sarà stata una soddisfazione immensa per la nostra scrittrice e non posso far altro che pensare che sia assolutamente meritata!
One comment:
[…] tempo fa abbiamo parlato dell’ultimo libro di Isabel Allende, “L’amante giapponese”. Io adoro questa scrittrice per le sue storie, il suo modo di scrivere e la sana ironia che […]